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Il Museo dei Cuchi di Cesuna, una collezione unica che rischia di morire

Pubblicata l'11 apr 2014 alle 18.41
Musei

Il Museo dei Cuchi di CesunaIl Museo dei Cuchi, una collezione unica e dal valore inestimabile che rischia di morire 

  • Giornale l'Altopiano 12 aprile
  • L’articolo è tratto dal numero del quindicinale L’Altopiano di sabato 12 aprile, acquistabile in tutte le edicole dell’Altopiano.
     
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Ad anni alterni in occasione della Sagra di San Marco, grazie all’organizzazione di Gianfranco e Vania Valente del Museo dei Cuchi di Cesuna, si è dato vita  alla Biennale Internazionale del fischietto in terracotta, che con il susseguirsi delle edizioni ha richiamato un numero sempre maggiore di partecipanti da tutto il mondo.

I fischietti dei concorrenti esposti prima in sala consiliare del Municipio a Canove e poi presso il museo a Treschè Cesuna, davano un bell’assaggio di quella che è un’espressione artistica di tradizione antica e dai molteplici aspetti. Peccato che la decima edizione, allestita nel 2011, sia stata l’ultima.

Mancano i fondi – spiegano i coniugi Valente – non essendoci più finanziamenti da Regione e Provincia. La decima edizione siamo riusciti a farla con grande fatica e rimettendoci direttamente una cifra piuttosto consistente, per arrivare almeno a chiudere con un numero tondo, che avesse un senso”.
Peccato, perché l’evento negli anni era cresciuto fino a richiamare quasi duecento concorrenti con le loro opere molto variegate a rappresentare culture e tradizioni di vari popoli. E oggi, purtroppo, anche il museo rischia di morire.

Una collezione unica e bellissima, fatta di dodicimila pezzi raccolti da Gianfranco Valente dal 1960 in poi, ospitata nei locali comunali in via XXVII aprile a Treschè Cesuna che per essere valorizzata richiederebbe innanzitutto una nuova sede.
Mancano gli spazi – spiegano Vania e Gianfranco – prima di tutto per poter esporre tutti i cuchi. Attualmente, dei 12.000 fischietti del museo, ne abbiamo esposti al pubblico solo un quarto, e servirebbe un’aula didattica per la manipolazione, come ci viene richiesto dalle scuole. Abbiamo il problema del parcheggio per i pullman, che non riescono ad entrare in quello di fronte allo stabile, e poi vorremmo essere accessibili anche ai disabili”.

Oltre a questi problemi logistici, non indifferente è quello economico.

L’entrata al museo è gratuita – continuano i coniugi Valente -  di questi tempi la gente chiede prima di tutto se si paga il biglietto. E difficilmente fa acquisti, un tempo si riuscivano a vendere i fischietti extra collezione, oggi molto meno”.
Gianfranco e Vania a malincuore ammettono di aver pensato anche di vendere la collezione del museo, visto che stanno venendo a mancare voglia e forze di combattere per riuscire ad andare avanti, nonostante tutto.

Ma anche vendere risulta problematico: sfaldare una collezione come questa sarebbe un delitto, ma vendere in blocco risulta praticamente impossibile. Al momento la soluzione che vediamo la più idonea per non buttare al vento anni e anni di appassionata ricerca di fischietti di terracotta di ogni genere, è quella di una nuova sede, più adeguata a richiamare e ospitare un maggior numero di visitatori”.

Soluzione impossibile da trovare? Ci auguriamo proprio di no: questo grande e unico patrimonio, fatto di piccoli gioielli che incantano la vista offrendo un insieme di opere artistiche senza eguali, meriterebbe senz’altro di essere visto da tutti

Silvana Bortoli

Riproduzione riservata.
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