Pubblicata il 25 nov 2020 alle 15.38
Turismo
La chiusura delle piste da sci nel periodo natalizio comprometterebbe il settore turistico e l'indotto
In questi giorni il tema sci è andato al centro delle discussioni nazionali, ha riempito i talk show di numerose trasmissioni televisive ed è apparso sulle prime pagine di quotidiani locali e nazionali.
L’emergenza Covid-19 e l’alto numero di infezioni e decessi fanno di certo riflettere e costringono alle massime cautele, ma la montagna non può morire.
Il dibattito risulta, seppur dilagante, piuttosto limitato. Al centro della discussione c’è l’apertura o meno degli impianti di risalita durante le feste di Natale, ma in realtà non si tratta della mera messa in funzione di impianti di risalita e dell’apertura delle piste da sci.
Quel che ciò comporta, infatti, va ad impattare pesantemente su tutto quello che è l’indotto, sull’intera economia turistica del comparto montano.
Ci sono territori, come il nostro, che vivono in larga parte di turismo, con famiglie interamente dedite all’accoglienza turistica ed ai servizi connessi: alberghi e B&B, ristoranti, bar, negozi, immobiliari, appartamenti, professionisti della neve (maestri di sci, guide di media montagna), associazioni sportive dilettantistiche, noleggiatori, solo per citarne alcuni.
Un valore stimabile tra la metà ed un terzo del fatturato del settore è riconducibile proprio al periodo natalizio e già in caso di apertra delle piste (dati Anef e Skipass Panorama Turismo) si prospetta un -30,6% di fatturato, che, nell’ipotesi chiusura degli impianti, potrebbe arrivare anche ad un -65%. Una catastrofe.
Va considerato anche che tutte queste categorie danno lavoro al proprio personale, ma anche ad altre categorie, come elettricisti, idraulici, manutentori, lavanderie, distributori di materie prime, ecc.
Sull’Altopiano di Asiago Sette Comuni abbiamo numerosissimi fattori vantaggiosi che permettono la pratica dello sci nel rispetto dei protocolli approvati dalle regioni. Si pensi che non sono presenti cabinovie o funivie, ma solo skilift e seggiovie, mezzi di trasporto completamente all’aperto.
Abbiamo a disposizione molti poli sciistici che portano in modo naturale ad evitare la concentrazione di afflusso degli sciatori, che si distribuiscono spontaneamnete tra essi.
L’estensione territoriale dell’Altopiano, si pensi ai circa 500 km di piste per lo sci di fondo, permette di stare all’aria aperta ed a contatto con la natura, garantendo il distanziamento necessario.
Per aprire le piste in sicurezza, quindi, a nostro avviso, ciò che bisogna fare, oltre a seguire tutte le normative precauzionali vigenti in materia, è:
1 – garantire il RISPETTO DI ADEGUATE DISTANZE NELLE FILE DI IMMISSIONE AGLI IMPIANTI
2 - LIMITARE IL NUMERO DI PERSONE che vi possono avere accesso contemporaneo.
Durante l’estate gli operatori economici hanno dimostrato di essere stati in grado di rispettare le prescrizioni vigenti e le indicazioni delle varie amministrazioni in tema Covid-19. Alberghi, B&B, bar, ristoranti, negozi, sono dunque già decisamente pronti ed attrezzati.
LA CHIUSURA DELLE PISTE DA SCI DURANTE LE FESTE NATALIZIE SAREBBE UN DANNO GRAVISSIMO per il nostro Altopiano, così come per gli altri territori montani d’Italia, danno che probabilmente non porterebbe un reale beneficio al contenimento dell’epidemia.
Anzi, restrizioni sulle aperture degli impianti causerebbero proprio l’effetto indesiderato di far concentrare la popolazione ed i turisti nei centri dei paesi provocando così facilmente assembramenti o situazioni di criticità.
Ricordiamo che lo sci può esser visto come puro divertimento, ma ha un altissimo valore pedagogico dal punto di vista sportivo ed educativo nei confronti dell’ambiente montano e del rispetto delle regole. E fa pure bene alla salute.
Redazionale di Asiago.it
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