I lavori di costruzione del forte Lisser iniziarono nel 1911 e si conclusero alla fine del 1914. Furono eseguiti dal genio militare della Sottodirezione del genio di Belluno sotto a direzione del maggiore Antonio Dal Fabbro, che diresse i lavori anche degli altri forti dello Sbarramento Brenta – Cismon, ossia i forti Cima di Campo e Cima di Lan, eretti nella zona di Col Perer sopra il paese di Arsiè. Ai lavori parteciparono anche alcune ditte civili che ottenevano dei cottimi dai militari.
La fortificazione aveva il compito di sorvegliare, assieme ai forti dirimpettai succitati, la sottostante Valsugana e il confine di Stato che si trovava a Primolano dall'attacco dell'Impero Austro-Ungarico.
I materiali impiegati nella costruzione della fortezza provenivano dalle cave della zona e furono portati in quota tramite una grande teleferica che da Primolano arrivava fino al piazzale antistante al forte.
Per prima cosa fu aperta la strada di accesso, quindi furono edificate le caserme a due piani in posizione protetta, che potevano ospitare fino a 200 uomini, quindi si costruì la casamatta.
Il modello costruttivo costruttivo seguito nella realizzazione dell'opera fu quello ideato dal generale del genio Enrico Rocchi, un discepolo della "scuola dei forti corrazzati".
I forti progettati da Rocchi erano armati con 4 o 6 cannoni da 150 mm su cupole corazzate e, all’esterno, se il terreno lo consentiva, potevano essere disposte delle batterie costituite da obici da 150 mm.
Erano poi dotati di torri girevoli corazzate, destinate a costruire il nucleo dell’armamento di protezione di uno sbarramento, ovvero un centro di resistenza, in appoggio a batterie scoperte, occasionali od improvvisate.
La fortezza era anche dotata di un osservatorio e di proiettori in cupola per l’osservazione del territorio circostante.
Il Forte Lisser era costituito da un edificio unico a due piani sovrapposti, orientato con fronte principale a ovest/nord–ovest. Al piano terra c’erano i vari servizi, quali generatore elettrico, accumulatori e cucine.
Al piano superiore c'era la casamatta principale, il vero e proprio cuore dell’opera con 4 cannoni in cupola corazzata, intervallate dalle riservette, cioè i locali dove venivano immagazzinate le munizioni. Sul lato sinistro c'era la stanza degli ufficiali, dalla quale, con una scala, si giungeva alla cupola osservatorio, da cui si poteva osservare il territorio circostante e dare i dati di tiro ad ogni singola cupola corazzata, utilizzando il sistema di comunicazione delle tubature acustiche.
Ai due lati del piano superiore, inoltre, c'erano due cupole retrattili per mitragliatrici.
Dal lato sinistro del piano terra, tramite una scala sotterranea che oltrepassava il fossato, si accedeva alla polveriera che si trovava all’interno della montagna. La polveriera veniva sempre costruita in roccia e in posizione lontana dalla batteria , in modo che, in caso di scoppio, il forte non potesse subire danni.
Qui erano conservati i proiettili e la polvere da sparo all'interno di casette in legno, idonee ad evitare il passaggio dell'umidità. Dalla polveriera i proiettili arrivavano alle torri corazzate grazie ad appositi elevatori.
Il Forte Lisser era circondato da un fossato di gola; per accedere all'edificio c’era un ponte retrattile ed un muro frontale con feritoie per mitragliatrici e fucili.
In posizione retrostante era collocata la linea delle fanterie, una sorta di trincea in cemento dove, ad intervalli regolari, c’erano delle lunette che potevano ospitare delle mitragliatrici per difendersi in caso di attacco di fanterie nemiche.
Il Forte Lisser era in grado di resistere al bombardamento dei medi calibri, per cui era stata testata sia la copertura che le parti che potevano essere sottoposte al tiro avversario.
Come in tutte tutte le opere difensive italiane costruite dai primi anni del’ 900 fino allo scoppio della guerra mondiale, anche in questa fortificazione non fu utilizzato cemento armato, ma solamente cemento, un conglomerato cementizio formato da pietrisco minuto, come indicato nei capitolati del genio militare.
Una curiosità: durante la costruzione del forte furono pubblicate nella Domenica del Corriere alcune foto del cantiere, oltre ad altre notizie su ciò che si stava edificando sopra ad Enego. A seguito di ciò, ai militari del genio e ai capi squadra fu dato l’ordine tassativo di non avere alcun contatto con il parroco del paese, sospettato di essere la fonte delle informazioni trapelate sulla stampa, e di non farlo avvicinare al cantiere. Il prete era noto, infatti, per non avere simpatia per l’Italia e per l'esercito italiano.
L’armamento del forte era di 4 pezzi di medio calibro, 149 mm, in cupole corazzate Schneider girevoli, dello spessore di 15,5 cm, con gittata utile dagli 11 ai 12 km.
Per la difesa ravvicinata, inoltre, nelle due cupole retrattili erano a disposizione 5 mitragliatrici (2 Gardner e 3 Maxim) e, in posizione esterna, c’erano postazioni per 8 cannoni da 75 mm in acciaio e 4 cannoni da 149 mm G.
La guarnigione del forte era composta da 200 uomini, militari del 9° reggimento artiglieria da fortezza, al comando di un capitano.
Il Forte Lisser, lontano dalle prime linee, come gli altri forti dello Sbarramento Brenta–Cismon, non fu coinvolto in azioni belliche di qualche rilevanza. A seguito del dramma avvenuto al Forte Verena il 12 giugno 1915, il Lisser e le altre opere a difesa della Valsugana furono disarmate.
Forte Lisser fu occupato dagli austriaci il 14 novembre 1917, che lo utilizzarono come deposito munizioni e materiali fino alla fine della guerra nelle cui mani restò fino alla fine della guerra. Nel dopoguerra fu estromesso dal demanio militare e venduto a privati. Negli anni '90 fu acquistato dal Comune di Enego che lo ha recentemente fatto restaurare sia esternamente che internamente. Gli agenti atmosferici, nel corso dei decenni, infatti, avevano rovinato pesantemente la struttura, già assai compromessa dalla guerra.