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Il sentiero dei Partigiani: da Malga Pian di Granezza a Monte Mazze

Itinerari per escursioni
Località Granezza

Località Granezza

Itinerario ad anello per Malga Pian di Granezza e Monte Mazze

ITINERARIO: Il sentiero dei Partigiani

Indicazioni tecniche


Grado di difficoltà: Facile - Medio
Dislivello positivo: 170m
Altitudine massima: 1420m slm
Lunghezza: 6,4km
Tempo di percorrenza a piedi: 3,5h (con sosta in malga)
Mezzi: a piedi

INTRODUZIONE ALL’ITINERARIO

L’itinerario è situato interamente all’interno del Comune di Lusiana-Conco in particolare nella zona del Monte Corno.  Giro interessante sia dal punto di vista paesaggistico che storico per i segni ancora visibili degli ex reperti risalenti alla Prima Guerra Mondiale e per alcuni eventi legati alle Seconda Guerra Mondiale. È un percorso adatto alle famiglie e alle persone che desiderano trascorrere una giornata immersi in un ambiente ricco di natura e storia.

COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA

Partendo in auto dal parcheggio che porta alla piazza di Lusiana si procede lungo la SP 94 in direzione di Asiago e dopo 20 metri si gira sulla SP 69 mantenendo sempre la direzione per la città di Asiago.   Si procede sulla stessa strada per circa 6.5 km fino a raggiungere il bivio con indicazione per Monte Corno - Granezza. Si svolta a sinistra e si mantiene la strada imboccata per altri 5 km fino ad arrivare al grande parcheggio della Baita Monte Corno. Da qui si procede a piedi verso la Malga Pian di Granezza il punto di partenza dell’itinerario.

PERCORSO IL SENTIERO DEI PARTIGIANI

Dopo aver parcheggiato l’auto, possibilmente nella parte settentrionale della Piana di Granezza, si raggiunge camminando lungo la strada il Sacello dedicato ai Partigiani caduti per la liberazione dell’Italia dal dominio nazi-fascista negli anni 1943-45. Il monumento si trova dove i luminosi prati di Granezza terminano verso Nord e la strada della Barenthal si immerge in quello che ancora adesso è conosciuto come “Bosconero”: una vasta foresta che essendo formata soprattutto da conifere sempreverdi, quali gli abeti bianco e rosso, genera un ambiente in cui i raggi del Sole non arrivano al suolo, lasciandolo in una fresca penombra. è proprio la distanza di questo luogo dai centri abitati dell’Altopiano, durante la Resistenza controllati dai tedeschi e dai repubblichini, che lo aveva fatto scegliere dai Partigiani per collocarvi le proprie basi e la Piana di Granezza era diventata uno dei punti di riferimento per gli aviolanci paracadutati di materiali, armi e uomini che gli anglo-americani effettuavano al fine di aiutare gli insorti. Facile allora capire perché, nel corso dei rastrellamenti messi in atto dai nazi-fascisti durante il 1944, così alto sia stato il prezzo in vite umane pagato su questi monti dai Resistenti. Da qui l’idea di dedicare a loro un monumento sulla sommità di Monte Corno, il Sacello a Granezza ed il sentiero che, almeno in parte, percorreremo.

In corrispondenza del varco nella staccionata che delimita i prati, proprio di fronte al Sacello, si trovano le tabelle del sentiero del Club Alpino Italiano n.888 o “Sent. dei Partigiani” che ci condurrà, con i suoi segnavia bianchi e rossi su pietre ed alberi, fino al Monte Raitertal e oltre. Attraversato il prato, tenendo alla nostra destra il recinto in lastre di pietra del monumento, si raggiunge il margine del bosco in corrispondenza di un’ulteriore tabella che ci indica l’inizio della mulattiera in corrispondenza di una vallecola che si comincia a salire per una traccia ombreggiata dalla vegetazione fino a trovare due frecce gialle con il tricolore, una indica la prosecuzione del  percorso mentre l’altra dà la direzione della prima delle lapidi che ricordano i singoli combattenti proprio lì dove caddero. Appena oltre si oltrepassa un reticolato grazie ad un cancello formato da due stanghe e si giunge nei pressi di un’altra lapide commemorativa. Continuando a camminare nel bosco con qualche saliscendi si arriva alla sommità del Monte Raitertal, segnalata da una croce votiva e da un altare; sulla sinistra una tabella col tricolore indica dove erano posizionate le “cucine” dei reparti partigiani qui stanziati.

Dando le spalle all’altare si continua il percorso, sempre seguendo i segnavia bianchi e rossi del CAI, in leggera discesa e svoltando quasi subito a sinistra. Più o meno in quota e facendo attenzione ai segnavia del CAI ed alle tabelle a freccia gialle con il tricolore si procede in direzione Ovest fino a raggiungere la lapide di un altro caduto e, poco dopo, il “pozzetto della fame” che ci ricorda come, pur essendoci le sunnominate cucine, spesso le pentole fossero piene soprattutto di ...acqua. A questo punto è necessario porre molta attenzione perché circa un centinaio di metri oltre il Pozzetto dobbiamo abbandonare il sentiero CAI ed i suoi segnavia, che con una brusca svolta a gomito scendono a destra verso la Rogabisa, per continuare lungo la stradina di sinistra in direzione “Cima del Porco”, come indicato su di un masso posto di fianco alla mulattiera di fronte a noi. Si continua tenendo sempre la sinistra nei due incroci con strade forestali che seguono fino a quando si emerge dal bosco in corrispondenza di una radura con una pozza di abbeverata dotata di un’area attrezzata per picnic e di tabelle illustrative poste dal Comune di Calvene: la Pozza dello Xomo. Si scende poi continuando per la strada forestale fino a che questa si innesta su un’altra strada, stavolta militare e a fondo sassoso, che presa a sinistra ci conduce a costeggiare la radura di Prà Peloso e poi la stazione del vecchio skilift di Monte Mazze. Appena oltre si arriva sui prati di malga Mazze Superiore e, in breve, a Bocchetta Granezza. Passando davanti al Rifugio Monte Corno si segue verso Nord la strada asfaltata appena a lato della quale troviamo prima il monumento ai lavoratori coatti italiani della “Organizzazione Speer”, poi la lapide dedicata al tenente colonnello Knox e subito dopo uno dei cinque cimiteri britannici dell’Altopiano. Proseguendo lungo i prati sui quali pascolano le bruno-alpine di malga Campo di Granezza, in breve si raggiunge la struttura dove a tutt’oggi il loro latte è trasformato in burro, formaggio e ricotta. Il siero residuale della caseificazione viene utilizzato come alimento per i suini che da sempre, trasformati in salami, soppresse e pancette, vanno ad arricchire i prodotti delle malghe. Dopo aver approfittato di questo ben di Dio per ristorarci delle energie spese, al massimo in qualche minuto si è alle auto.

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FOTO GALLERY DELL'ITINERARIO IL SENTIERO DEI PARTIGIANI

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