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Dopo Vaia la strage silenziosa dei boschi di abete rosso per l'infestazione del bostrico tipografo

Pubblicata il 27 ott 2022 alle 18.42
Ambiente e Natura
Boschi colpiti dal bostrico tipografo sull'Altopiano di Asiago

Un'altra seria minaccia per i boschi dell'Altopiano di Asiago: il bostrico tipografo fa strage di abeti rossi

A fine ottobre 2018 la tempesta Vaia ha causato la caduta di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere. Si è trattato di un vero e proprio disastro naturale, le cui conseguenze sono oggi ancora ben evidenti anche nei boschi dell'Altopiano di Asiago.

Tuttavia, oltre agli enormi danni diretti di questo fenomeno metereologico estremo, oggi ce n'è uno di indiretto, ma non meno grave e preoccupante: i nostri boschi, infatti, stanno subendo un’altra strage, quella causata dal BOSTRICO TIPOGRAFO (Ips typographus).

Si tratta di un piccolo coleottero, la cui presenza, endemica nei boschi dell’arco alpino meridionale, si è trasformata in epidemica, causando la morte di migliaia di piante, soprattutto di abeti rossi, tanto da essersi meritato l’appellativo di "Covid" delle foreste.

A causare tutto ciò è stata proprio Vaia, che ha determinato le condizioni ideali per la proliferazione incontrollata del bostrico: dopo la tempesta quest’insetto ha conosciuto, infatti, un’esponenziale diffusione favorita dalla presenza e permanenza sul terreno di un enorme quantità di alberi abbattuti, a causa della difficoltà delle operazioni di sgombero rese lunghe e complicate dall’enorme numero di piante cadute, dalla difficile accessibilità di alcune zone e dalla vastità delle aree colpite.

Come se n on bastasse, anche le condizioni climatiche successive alla tempesta, con inverni miti, primavere anticipate ed estati calde e siccitose, hanno favorito la riproduzione dell’insetto e la sua diffusione.

Il bostrico, naturalmente presente nei nostri boschi, in condizioni di normalità non rappresenta un pericolo, anzi svolge un ruolo ecologico importante, in quanto attacca gli alberi già sofferenti o al termine del loro ciclo vitale,contribuendo alla trasformazione del legno in humus e in tal modo alla fertilizzazione del terreno.

Tuttavia, dopo Vaia, con la grande quantità di alberi abbattuti, il Bostrico tipografo ha trovato le condizioni favorevoli per una riproduzione allargata: il materiale legnoso schiantato ha costituito un‘importante disponibilità di cibo per l’insetto, che ha avuto così la possibilità di riprodursi in larga scala, la sua popolazione è cresciuta in modo esponenziale, colpendo anche le piante sopravvissute alla tempesta ma indebolite e quindi più vulnerabili al suo attacco.

Il bostrico penetra nei tronchi e vi scava un fitto reticolo di gallerie, invisibili dall’esterno perché sotto la corteccia, che compromettono la circolazione della linfa e fanno così seccare le piante, che subiscono un rapido cambiamento di colore: da verdi diventano dapprima rosse scure e poi grigie, perdendo infine gli aghi. Gli alberi restano in piedi, morti.

Si è spsso evidenziato un parallelismo tra la Grande Guerra e la tempesta Vaia, due eventi estremi che hanno sconvolto il nostro Altopiano. E questo è oggi ancor più vero per un ulteriore motivo: un fenomeno analogo, infatti, si era manifestato anche nel corso della Prima Guerra Mondiale, quando nelle zone montane luogo di combattimenti e battaglie, la grande quantità di alberi danneggiati dalle bombe o abbattuti per ostacolare i movimenti degli eserciti avversari aveva favorito l'anomala e massiccia riproduzione del bostrico tipografo.

L’attuale infestazione, che riguarda soprattutto l’arco alpino del Trentino e del Veneto, compreso l’Altopiano dei Sette Comuni, è talmente estesa che al momento risulta difficile intervenire. Non è nemmeno prevedibile quando l’infestazione potrà tornare a una situazione endemica, anche se gli studiosi del fenomeno ritengono che il picco dovrebbe avvenire nel biennio 2023-2024 e che poi ci vorranno circa altri cinque anni per tornare in una situazione di presenza endemica del bostrico. Si continua però con un attento e costante monitoraggio della situazione.

L’unico tipo di intervento che si sta attuando è l’abbattimento e l’asporto tempestivo delle piante ammalate per impedire l'ulteriore diffusione dell'epidemia. Gli esperti stanno anche considerando una soluzione a lungo termine, ovverosia quella di favorire la diffusione di boschi misti, più forti e resistenti, al posto delle attuali formazioni monospecie di abete rosso, che rappresenta l’albero più utilizzato dall’industria del legname, ma che risulta anche assai delicato.

Già trent’anni fa Mario Rigoni Stern sottolineava che alla fine della Prima Guerra Mondiale fu un errore sostituire le piante latifoglie con piante di aghifoglie monospecie come l’abete rosso, più fragile nelle radici e più facilmente abbattuto dal vento, nonchè maggiormente attaccato dai parassiti. Il nostro amato scrittore non si sbagliava. 

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