Pubblicata il 26 mag 2014 alle 18.58
Tradizione

La Grande Rogazione… evento atteso, vissuto in maniera intima dalla gran parte degli asiaghesi, non può e non deve diventare “merce turistica”
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L’articolo è tratto dal numero del quindicinale L’Altopiano di sabato 24 maggio, acquistabile in tutte le edicole dell’Altopiano.
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Sabato 31 maggio ci si ritroverà con lo spirito di sempre, in una giornata di cammino che reca in sé storia, tradizione e sentimenti profondi.
Un richiamo irresistibile, un invito indeclinabile, un momento privilegiato per sentirsi comunità, per camminare fianco a fianco, a volte riscoprendo, a volte rinvigorendo il nostro appartenere a questa terra, a questi monti, a questa gente. “Siamo gli uni degli altri” diceva il maestro Patrizio. Parole che, nell’approssimarsi di questo appuntamento, nel viverlo pienamente ogni vigilia dell’ascensione, riecheggiano nei nostri cuori con rinnovato vigore e con accenti sempre più marcati.
Gli ospiti sono i benvenuti e l’accoglienza è d’obbligo, a patto che la loro presenza sia discreta e rispettosa. La Grande Rogazione di Asiago non è folklore e non va venduta come attrazione per turisti. Ciò che essa rappresenta viene custodito da secoli gelosamente e va salvaguardato. È condivisione profonda e preghiera, un intreccio indissolubile tra ieri e oggi, uno scambio di doni inestimabili tra cielo e terra, un respiro immenso che abbraccia tutto ciò che Asiago è, tutti coloro che qui sono nati e hanno radici.
Sergio Bonato, nel suo libro “Soltanto Parole” di recente pubblicazione, descrive in modo eccellente questo appuntamento:
“La Grande Rogazione, la grande preghiera. Alzarsi al mattino presto per dare un giorno al sole e al vento, è preghiera. Camminare insieme per boschi e prati fioriti di primavera, è preghiera. Percorrere spazi aperti liberi fino ai confini del cielo, è preghiera. Raccontare e ascoltare le gioie e le sofferenze del cuore, è preghiera. Partecipare alla Messa, inno cosmico di salvezza, è preghiera. Cantare le antiche litanie per unire passato e futuro, è preghiera. Ricordare i morti e i lontani e sentirli vivi e vicini dentro di noi, è preghiera. Donarsi le uova colorate segni di amicizia e di vita nuova, è preghiera. Vivere così la vigilia dell’Ascensione, l’Ascensione di Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, la festa che unisce terra e cielo: è la grande preghiera, la Grande Rogazione”.
Parole sulle quali meditare, camminando, cantando, pregando, donandoci, almeno per un giorno, gli uni agli altri.
Stefania Longhini
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