Pubblicata il 23 ott 2019 alle 10.14
Ambiente e Natura
Un regalo di compleanno per Mrs Jakobs
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L’articolo è tratto dal numero del quindicinale L’Altopiano di sabato 19 ottobre 2019, acquistabile in tutte le edicole dell’Altopiano.
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Certamente il fratello della signora Jakobs nell’optare per farle un originale regalo non ha pensato che l’avrebbe coperta di cotanta “responsabilità”.
La manager tedesca di una grande multinazionale si chiama Vaia, nome che è stato dato al potente evento che ha sconvolto il nostro territorio ormai un anno fa.
Quando al fratello, in difficoltà per trovare un regalo per una donna che ha già tutto, è venuta l’inusuale idea di regalarle l’adozione di un evento atmosferico, non poteva certo immaginare che il nome della sorella sarebbe diventato quello di una immensa tragedia della natura. I nomi degli eventi atmosferici si possono infatti acquistare, ma a priori, non a posteriori.
Un regalo indimenticabile, certo, ma forse non proprio come nell’auspicio di chi ha scelto il dono! Il nome della Jakobs resterà per sempre associato all’evento che ha sconvolto il nostro territorio.
A decidere la denominazione è l'Istituto Meteo dell’Università di Berlino, che ha trovato così anche un modo per autofinanziarsi. Comprare un'area di bassa pressione costa 199 euro, 299 un anticiclone.
Alla depressione che ha causato lo sradicamento di milioni di alberi in poche ore lo scorso ottobre, era stato dunque assegnato il nome prima di sapere quale sarebbe stata l’intensità del maltempo. Al momento dell'acquisto non è possibile sapere se il fenomeno meteo a cui si sarà associati sarà un evento di maltempo devastante, una pioggia leggera e rinfrescante, un periodo di bel tempo o di caldo intenso.
E’ dagli anni ’50 che l’istituto tedesco attribuisce il nome sulle mappe alle aree di alta e bassa pressione, dando la possibilità di chiedere, a pagamento, che venga
dato il proprio nome. “I fenomeni vengono nominati alternando nomi maschili e femminili sulle alte e basse pressioni - spiega il meteorologo Marco Rabito di Serenissima Meteo - seguendo una lista di nominativi in ordine alfabetico, che comprende anche quelli prenotati. Per i cicloni tropicali ci sono regole diverse,
mentre in Italia, solo per le perturbazioni, si usa dare un numero, ripartendo da zero ogni mese. Dare un nome o un numero solo alle basse pressioni ha più senso, dato che hanno vita breve: nascono e muoiono. Più discutibile è farlo con le alte pressioni che sono in grado di persistere a lungo, senza avere una vita ben definita. Possono allungarsi, ritirarsi, tornare a rafforzarsi, e si rischia di dare due nomi a un fenomeno che in realtà è lo stesso”.
Silvana Bortoli
VAIA, LA NOTTE DEL TERRORE
di Fabio Ambrosini Bres
Il frastuono delle macchine operatrici forestali Forwarder si sparge ovunque dalla Val d’Assa, a Marcesina passando tra le trincee, mulattiere e le montagne della grande guerra.
Da quel terribile 29 ottobre 2018 ogni giorno dall’alba al tramonto è un suono che accompagna le ore, quassù nell’Altopiano.
Dalla mattina seguente migliaia e migliaia di abeti sono caduti a terra mortalmente, proprio dove quella notte, il respiro di Vaia li ha posati.
Al primo anniversario di quella terribile sera, moltissimi boschi sono ancora lì, abbattuti con le radici al cielo e i rami a terra.
Vaia il più potente ciclone extratropicale mai abbattutosi sull’Italia a memoria d’uomo, con raffiche di vento ad oltre 200 km/h sulle valli del nostro territorio. Mai da queste parti il vento ha soffiato con impeto così distruttivo, nemmeno durante la storica alluvione del novembre 1966, quando le raffiche sfiorarono i 150 km/h, e ci furono danni tanto estesi, con 700 mila metri cubi di alberi schiantati.
Nei giorni Vaia, tra il 27 e il 29 ottobre 2018 il ciclone ha distrutto 41.491 ettari di
bosco in 473 comuni, che hanno prodotto 8,6 milioni di metri cubi di legname spezzato, per
un valore di circa 460 milioni di euro. Delle tre regioni la più colpita è stata il Trentino Alto Adige con 18.300 ettari devastati, segue il Veneto con 12.114 ettari e 3 milioni di metri
cubi schiantati, la provincia più colpita Belluno, segue il Friuli Venezia Giulia 3.700 ettari colpiti con circa 1 milione di metri cubi di legname. Marginalmente la Lombardia, in Valcamonica provincia di Brescia.
Approssimativamente sul nostro territorio dei Sette Comuni, sono schiantati 1 milione di metri cubi di abeti, (300 mila solo a Marcesina-Val Maron una quantità di legname pari a quella che si sarebbe venduta in 120 anni).
Per sgomberare la “piana” si suppone serviranno circa 40 mila camion.
Ma cosa è successo esattamente il 29 ottobre 2018 a livello meteorologico?
Sull’Oceano Atlantico già da qualche giorno si era formata un’enorme depressione anche a causa dell’eccessivo riscaldamento delle acque in quel
periodo. Questo vasto vortice ciclonico crea numerose perturbazioni che invadono sin dal giorno 26 la nostra penisola concentrandosi dapprima sul Triveneto. In soli tre giorni nel Veneto cadono 715 mm di pioggia, straripano i fiumi Piave e Brenta.
In concomitanza a queste depressioni, l’instaurarsi di correnti di aria calda e secca provenienti dalle coste nordafricane passanti per la Sicilia formano il vento di Föhn meglio conosciuto come “scirocco”.
Queste masse d’aria tropicali caldissime e secche, sono trascinate verso nord della nostra penisola da altre perturbazioni di aria fredda in movimento verso est sopra il mar Mediterraneo, che spingono dal basso verso l’alto. L'aria calda e secca di scirocco si mischia con quella umida del movimento ciclonico. Questo è il vento che più di ogni altro porta eventi meteo estremi a volte disastrosi.
Il suo passaggio nella Regione Veneto il 29 ottobre fa registrare raffiche a 192 km/h sul Monte Cesen (TV) rilevate dalla stazione Arpa, e 166 km/h dall’omologa stazione del Monte Verena.
Bisogna inoltre tenere conto che all’interno di un vento di Föhn vi sono altri venti cosidetti “catabatici” significa che scorrono verso il basso di un pendio o di una montagna con violenza inaudita; un esempio lo si può facilmente notare osservando gli alberi schiantati del bosco Lagonsin a Marcesina, o del bosco Gruppach di Roana.
Un altro fenomeno estremamente rilevante dal punto di vista meteorologico è il vento nelle valli. Questo quando scorre all’interno di una valle, in presenza di una strozzatura dovuta alla morfologia del luogo, per mantenere inalterata la sua massa o portata deve necessariamente accelerare, e per questo motivo possiamo affermare con buone probabilità che la velocità del vento all’interno della Val d’Assa e Valgàdena abbia soffiato con raffiche superiori a 200 km/h che classificate nella scala Saffir-Simpson (venti da Uragano) troverebbe Categoria 3 (venti tra 178 e 209 km/h) se non addirittura 4 (tra 210 e 240 km/h) sulla scala da 1 a 5.
Vaia: il rumore inquietante della natura che si ribella e fa paura, una tragedia che ha spezzato anche vite, dove ci si sente umanamente impotenti davanti al rumore di una foresta che si spezza, di un vento impetuoso, e vedere il giorno dopo un paesaggio irriconoscibile, con interi boschi rasi al suolo, un dolore per sempre.
GLI EVENTI PER NON DIMENTICARE
Ad un anno di distanza dal passaggio di Vaia, sono diversi gli eventi organizzati sull'Altopiano "per non dimenticare": dalla mostra "Il senso di Vaia" del Museo Le Carceri, all'incontro "Sulle tracce di Vaia" con Mauro Corona e Matteo Righetto a Canove, passando per altre interessanti iniziative che spaziano dalle passeggiate alla musica dal vivo.
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